Il signor T. ha due mani. Due mani, una catasta di legno e qualche semplice utensile, che creano giocattoli e oggetti di design, ma soprattutto trottole, di ogni tipo, piccole o grandi, colorate o al naturale, che insegnano l’equilibrio ai bambini e lo squilibrio agli adulti.

Ha iniziato la sua passione costruendosi una scacchiera, ma poi….

Noi, gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio e per sapere qualcosa in più del suo lavoro.

-Quando è nata questa passione? 

La passione per il legno è nata una decina di anni fa. Volevo costruirmi una scacchiera e ho cominciato ad armeggiare con il tornio. La scacchiera non l’ho mai costruita, ma da lì è scattato il colpo di fulmine. 

-Perché ha deciso di chiamarsi Signor T.?

All’inizio dell’avventura eravamo in due e ci chiamavamo “Figli di trottola”. Poi, pur restando entrambi a lavorare nell’ambito dei giocattoli in legno, ognuno di noi ha preso strade separate, da qui la necessità di trovare un nome nuove. Ho scelto di chiamarmi “il signor T.” perché mi piaceva l’idea di un nome che desse l’idea di una giocosa serietà. L’appellativo signore stride con il mio modo di pormi e di presentarmi, ma credo e spero che la serietà faccia parte del modo con cui porto avanti la mia passione e il mio lavoro. T. sta per trottola, il giocattolo che per primo ho realizzato e che per molti anni ha caratterizzato in maniera preponderante la mia produzione.

-Quando era piccolo qual era il suo gioco preferito? 

Da piccolo giocavo più per strada che dentro casa. Mi piaceva andare in bicicletta, prendere a calci un pallone e giocare con i soldatini, improvvisando campi di battaglia nei prati dietro casa.

-In una società in cui i social, i videogiochi e internet prendono il sopravvento sulla quotidianità, come ha avuto questa idea di creare giocattoli in legno

In molti mi chiedono se non sia anacronistico puntare sui giocattoli in legno in un tipo di società come la nostra. Io credo che sia proprio il contrario. Credo che sia importante, oggi più che mai, che i bambini tornino a giocare “con le mani” e con la fantasia. È ovvio che i videogiochi e la realtà digitale abbiano un ruolo di primo piano negli interessi dei piccoli, come dei grandi, ma mi accorgo, quando porto i miei giochi nelle fiere e nei mercati, di quanto divertimento possono ancora suscitare: per i bimbi sono una novità, un modo per giocare in compagnia, per mettersi alla prova su terreni inesplorati, per i grandi sono un ritorno all’infanzia, un ricordo felice che possono tramandare a figli e nipoti.

-Questo inverno ha annunciato la collaborazione con Amka Onlus, ha in mente nuovi progetti di questo tipo?

La collaborazione con Amka è stata una bella esperienza, per ora non ho in cantiere altri progetti del genere, ma mi piacerebbe molto collaborare ancora con loro o con altre realtà simili.

Possiamo considerarla il Mastro Geppetto del XXI secolo?

Il mastro Geppetto di Collodi aveva avuto la fortuna di creare un burattino da un pezzo di legno parlante, ma a parte questo non è che se la passasse poi così bene… scherzi a parte, non mi sento assolutamente un personaggio unico, sono solo uno dei sempre più numerosi “giovani” che vede nell’artigianato e nel ritorno ad una logica di produzione e di consumo più a misura d’uomo, una strada per districarsi e divertirsi in questo mondo.

-Da poco ha iniziato a creare anche oggetti di design, ispirandosi sempre a robot e fiabe, crede che potremmo incontrala in futuro in qualche Showroom? 

Una delle cose belle del mio lavoro è che si può crescere, si può cambiare, ci si può evolvere. Ora come ora la creazione di oggetti di design, diversi dai giocattoli, ma sempre diretti ad un pubblico di bambini e di sognatori, è la cosa su cui sto puntando, quindi: perché no?

-Sicuramente la sua è una passione che riesce a far tornare bambini anche gli adulti. Cosa vorrebbe dire ai bambini di oggi? Qualche consiglio gli vuole dare? 

Difficile dare consigli ai bambini senza passare per un vecchio nostalgico dei giorni in cui bambino era lui. L’unica cosa che mi viene da dire è: non lasciate che gli adulti vi insegnino cosa volere e cosa sognare, pensateci da soli e ogni tanto, dico ogni tanto, buttate in un angolo lo smartphone e uscite a sbucciarvi le ginocchia e a sporcarvi un po’ di terra. Male non fa.