Guidare una Harley significa volare sulle ali della libertà

La ricerca della felicità risiede nel concretizzare l’ideale che porta all’essenza della serenità, qualcuno ci è riuscito con tutte le sue forze, qualcuno ci sta ancora provando, a qualcuno sono bastate due ruote e un manubrio.

La storia del Biker, del motociclista, riguarda chiunque guidi una due ruote ma trova ampio spazio nella visione del centauro maledetto, nel giubbotto di pelle, nei tatuaggi e soprattutto nell’ Harley Davidson. Un marchio che è leggenda. Morto e risorto per rimanere immortale, così come il fascino di cui si fa carico. Nato per essere selvaggio, come cantavano gli Steppenwolf nel film cult Easy Rider, perché chi possiede una Harley non ha bisogno di nient’altro.

La moda dei bikers non ha faticato molto per diventare oggetto del desiderio, a partire dalla Freedom Jacket: il giubbotto di pelle come segno distintivo talvolta ornato di stemmi decorativi rappresentativi del gruppo cui si fa parte, passando per i jeans stracciati, i gilet e gli stivali.
La storia della giacca di pelle nasce nel 1938 quando la Harley Davidson la realizza appositamente per il dipartimento di Polizia di New York. Solo ed esclusivamente per loro. Dieci anni dopo arriva la commercializzazione e per 29.75 dollari poteva portarsela a casa chiunque; da quel momento in poi ha vissuto e vive una straordinaria diffusione. La giacca di pelle, o chiodo – detto all’italiana- rimane stilisticamente invariato per anni, tradizionalmente nero e lungo fino alla vita, subisce leggere variazioni col variare delle influenze della moda. Influenze che però non ne hanno scalfito il vero significato e l’enorme fascino. Fascino che non ha risparmiato neppure la musica e il cinema.

Sebbene sia il ritratto dell’America e del sogno americano, la passione per le Harley Davidson è forte e radicata anche in Italia. Esistono infatti molte organizzazioni sparse sul territorio che contano migliaia di sostenitori e che durante l’arco dell’anno organizzano raduni di grandi dimensioni.

Per avere conferma di quanto si forte l’attrazione che esercita questo stile di vita, abbiamo incontrato il presidente della Undertaker Family Latina e gli abbiamo fatto qualche domanda:

D: “Quanti club esistono in Italia?”

R: “Difficile quantificare i gruppi motociclistici in Italia dato che molti non fanno parte di una federazione di iscritti. Di certo siamo a conoscenza dei vari gruppi che fanno parte come noi di un percorso ben preciso da intraprendere prima di potersi affermare come club.”

D: “Raccontaci qualcosa del vostro club”

R: “Il club Undertaker Family Latina è un Motorcycle Club, è un’associazione regolarmente iscritta all’albo e conta 15 membri. Siamo in tutti i sensi un organico e come tale, spesso, ci teniamo in piedi grazie al finanziamento degli stessi membri del club. Ciò non ci ha impedito però, nel corso degli anni, di adoperarci nell’organizzazione di eventi a scopo umanitario, come sostenere case famiglia e orfanotrofi, o dare sostegno a popolazioni colpite da calamità naturali come l’ultimo terremoto accaduto in centro Italia lo scorso 24 agosto.”

D: “Trovi che il “modello Bikers” sia stato strumentalizzato nel corso del tempo, soprattutto nel mondo della moda?”

R: “Il fenomeno Bikers si è largamente evoluto nel corso degli ultimi anni, siamo veramente in molti e ciò giustifica anche l’interesse, spesso invadente e tarocco, dei media e della moda nei nostri confronti, i quali dedicano ampio margine d’interesse allo stile biker solo per vendere il loro prodotto.”

D: “Che rapporto intercorre tra voi e gli altri club?”

R: “Il rapporto che si ha con gli altri club è basato esclusivamente sul rispetto e la passione per la moto. E questo mi sembra già abbastanza esauriente.”

D: “Perché si sceglie una Harley?”

R: “Si sceglie una Harley sicuramente per il forte legame che la casa produttrice americana esprime verso il concetto di libertà e non da meno per sentire il brivido di cavalcare un mito. Ma questo è un mio modestissimo parere.”

D: “I vostri gilet sono piene di stemmi, si tratta dei vostri segni distintivi?”

R: “Sì, sono i nostri segni distintivi e raffigurano un teschio dai colori viola e rosso, è strettamente, ovviamente, legato al nostro nome “Undertaker” che in inglese significa ‘becchino’.”

D: “Infine per concludere, che legame hai con la tua moto?”

R: “Il rapporto con la mia moto è personalmente fatto di amore e odio. Nonostante ciò prevarrà sempre la passione di guidare una Harley e sorridere al vento.

di Vincenzo Tirittera