Dipingere è una terapia, mi rende leggera”. La giovane e talentuosa Elena Boccoli spicca nell’attuale panorama artistico con uno stile così eclettico, eppure così estremamente personale, reso tale grazie ad una sperimentazione costante e ad una sensibilità artistica autentica.

Le sue donne – tutte personalità eccelse della contemporaneità – sebbene così diametralmente opposte, appaiono contraddistinte dalla stessa profondità dello sguardo. Due occhi grandi che ipnotizzano. Catalizzatori d’attenzione. Gli occhi, con Elena Boccoli, si trasformano in un ponte attraverso cui l’osservatore si astrae, immergendosi completamente nella storia, nel vissuto, delle tante donne ritratte dall’artista.

Quale è stato il suo artista preferito che maggiormente ti ha ispirata? Non ho un artista preferito, ne ho avuti differenti in vari momenti della vita, Klimt e Schile sono stati tra le mie prime passioni, poi in ordine sparso: Picasso, Caravaggio, De Lempicka, Haring, Hockney, Yoshitomo”.

   

Quel tratto un po’ naif e caricaturale, che contraddistingue le tue  opere, come si è evoluto nel tempo? La caratteristica principale è sempre stata quella dei grandi occhi, sicuramente negli anni – diciassette circa – ci sono stati dei cambiamenti, anche le dimensioni del volto hanno subito una trasformazione, che è diventato più importante rispetto al corpo”.

I tuoi ritratti vengono realizzati con tecnica mista. In cosa consiste? Acrilico di base, acquarelli, china e matite, a fasi ho inserito della carta, ultimamente ho sperimentato la tecnica giapponese del suminagashi , ovvero la pittura nell’acqua”.

       

Oltre alle più convenzionali tele, utilizzi anche altri materiali: quanto è importante la sperimentazione per un artista? È fondamentale, aiuta a crescere a trovare la giusta strada per esprimersi, la scelta dipende da quello che si vuole realizzare. Per adesso trovo confortevole il legno, mi piace vedere l’acquarello che si espande nelle venature”.

Donne dai grandi occhi e dalle grandi vite – da Rita Levi Montalcini a Frida Kahlo, da Anna Magnani ad Oriana Fallaci…- contraddistinguono la sua ultima mostra Domina. Perché la scelta di soggetti prettamente femminili? Ho sempre dipinto donne, mi piace vederle raffigurate, le trovo più armoniche”.

Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima, e nei suoi ritratti gli occhi sono estremamente grandi. Da cosa deriva tutta questa attenzione allo sguardo? “Quando inizio a pensare ad un’opera, prima ancora dello schizzo, gli occhi sono già così, li immagino e li realizzo di quelle dimensioni. Forse da fuori sembrano sproporzionati rispetto al resto, ma non per me. Forse perché, inconsciamente, per me hanno una rilevanza rispetto al resto degli elementi del viso”.

 

Come si è evoluto il mondo dell’arte con l’avvento dei social network? È cambiato totalmente, e di sicuro cambierà ancora. Tutto è diventato più semplice e immediato, dalla produzione fino ad arrivare alla fruizione finale dell’opera. A me piace questa nuova condizione dell’arte: avvicina un numero sempre maggiore di persone a conoscere mondi che un tempo rimanevano isolati”.

In Italia, al giorno d’oggi, si può vivere di sola Arte? Fortunatamente adesso riesco a farlo, per anni ho accompagnato questa passione a lavori più sicuri, senza mai smettere di pensare che un giorno sarei riuscita a vivere di questo”.

Quali aspettative e progetti ha per il futuro? Negli ultimi tempi diversi miei lavori sono stati acquistati all’Estero, mi piacerebbe organizzare una personale, magari a Londra”.

      

Qual è la sua più grande aspirazione? Non guardo mai troppo lontano, continuo a mettere impegno in quello che mi fa stare bene, seguo le energie e spero di mantenere questa serenità”.

E, infine, ad un giovane artista alle prime armi che consiglio daresti? “Di credere in quello che si fa, imparare a promuoversi, leggere, studiare ed essere curiosi”.