Guda Koster è un’artista danese le cui opere ricordano in qualche modo il gioco per bambini “dress-up”, ma hanno quel tocco umoristico e vagamente inquietante che l rendono assolutamente riconoscibile.

La performer dà vita a sculture viventi e performance utilizzando articoli tessili di abbigliamento e tappezzeria come tende e tappeti.

Tutto il su lavoro si concentra sul concetto di abbigliamento e sulla valenza simbolica dell’abito che definisce la nostra vita quotidiana, la nostra posizione sociale e anche il modo in cui ci relazioniamo con gli altri.

Nelle sue opere i volti sono sempre coperti con maschere o con oggetti, l’artista, infatti, preferisce concentrare l’attenzione sulla costruzione degli abiti e il viso di una persona è tanto importante che se non fosse coperto distrarrebbe l’occhio del fruitore da tutto il resto, inoltre l’assenza di un volto accentua un concetto di disumanizzazione del corpo umano sul quale Guda Koster lavora da tempo.

La sua fonte di ispirazione sono i libri sull’abbigliamento, non solo libri di moda ma anche libri su capi di abbigliamento funzionali, come le uniformi aziendali, gli abiti folcloristici, e i libri di testo su tutti gli artisti che lavorano con i tessuti.

L’uso delle stoffe, dei colori e dei tagli e dei modelli non è mai causale, tutto è pensato al fine di sottolineare il significato simbolico dell’abito.

Risultato delle sue performance sono delle fotografie che spesso realizza con la tecnica dell’autoscatto; infatti Guda Koster è solita cucire da sé gli abiti delle sue opere, così come si occupa della sistemazione del set.

Un’artista a tutto tondo quindi, capace di esprimersi unendo passione per la moda ad un forte interesse per le profonde problematiche della società odierna.