Stretford,15 luglio 1956 – macclesflield , 18 maggio 1980.

Non c’é bisogno di sottotitoli, ne di epitaffi poco Joy Division.
Trentasei anni fa moriva Ian Curtis, uno dei fondatori, l’anima inquieta della band dei “Joy Division. Che prendono il nome dalle omonime Divisioni Gioia dell’epoca nazista, i dipartimenti dove le armate naziste erano solite stuprare le donne non ariane.
Io nel mio piccolo, da donna che veste sobriamente di nero e che crede fermamente di aver sbagliato momento storico in cui nascere… beh trenta anni fa sarei voluta essere al concerto dei Pistols, alla Lesser Free Trade Hall di Manchester dove erano di casa i Buzzcocks, per poter assistere alla scintilla che accese la miccia di uno dei gruppi emblema del post-punk e della new wave inglese.
Amo David Bowie e mi trovo in accordo con Ian Curtis quando nel film “24 hours party people” di Michael Winterbottom ,afferma che sia da egoisti ed anche un po’ da gran “paraculi” cantare di come si muoia a 25 anni quando ormai si é già belli che trentenni.
Allora perché non farlo a 23?
La Factory Records di Manchester, i programmi tv di Tony Wilson con l’aurea grottesca, la passione e l’esperienza alcolica di Martin Hannet, non sono abbastanza quando la mente é fragile ed il corpo é provato dalla malattia.
Wilson lo definì il Che Guevara della musica, solo con una vena epilettica di stile aggiungerei io.
Oggi come trent’anni fa mettete su un film,”La ballata di Stroszeck” di Werner Hergog, ovviamente.
Ascoltate The Idiot di Iggy Pop, surfiamo insieme sull’onda discendente del no future e soprattutto non dimentichiamo che l’amore ci farà a pezzi,di nuovo.
Siate poeti e la maledizione sarà con voi.

Redatto da: VANIA ISABELLI