Torna a casa Valentino  Oltre 700 ospiti provenienti da ogni parte del globo hanno accolto il ritorno in patria della Haute Couture della celebre maison, che ha sfilato a Roma dopo anni passati sulle passerelle parigine. Un rientro a casa dalla portata storica.

Dopo anni passati sulle passerelle parigine, le creazioni segnate dall’inconfondibile “V” tornano a sfilare in casa. A Roma per la precisione, proprio nella città in cui la maison è nata, cresciuta e diventata quel che è oggi. Perché Roma non ha dato solo i natali alla celebre casa Valentino. Le ha infuso la cifra stilistica e quell’eleganza senza tempo. E così, quasi come fosse un figliol prodigo, la maison fa ritorno nella città eterna. E ovviamente lo fa in grande stile con un evento dalla portata storica.  Teatro dello show, piazza Mignanelli che custodisce l’atelier della maison; lì, una suggestiva passerella ha accolto capi che sembravano inneggiare ad una nostalgica classicità. Quella che non si vede più nelle sfilate, fatta di caste trasparenze, velluto nero, tocchi gold e pennellate di rosso. E poi ancora pizzi, piume, gioielli dorati e sandali alla schiava quasi volessero richiamare la grandiosità dell’antica Roma.

In sette anni Valentino ha fatto la sua rivoluzione, l’estetica romantica sposata a una purezza quasi monastica delle linee, le silhouette verticali, la nozione di contemporaneità che affonda radici salde nel passato, tutto quello che il duo stilistico composto da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli ha messo in campo dal 2008 a oggi esce dall’evento romano forte di un’identità ancor più chiara e precisa che ha questo di bello: sa comunque sorprendere.

Tutti in piedi ad applaudire l’ultimo giro di abiti, l’uscita finale: la cappa in velluto intarsiato con gli archi del Colosseo che nasconde un abito-gabbia in tulle con i leoni ricamati. Il cappotto in broccato double di seta che richiama i pavimenti a mosaico. La lupa sulla gonna lunga in cachemire, la piccola cappa chiamata “Foro romano” per le lavorazioni a colonna in velluto di seta. C’è il lavoro e c’è Roma, a cui l’intera collezione è dedicata. «Lavorare, vivere, creare qui fa la differenza», dicono i due stilisti. I due stilisti,insieme a Valentino in prima fila accanto a Tilda Swinton, tutto vestito di bianco rivendicano un localismo buono, che ha saputo diventare internazionale. Così gli abiti in passerella simulano in chi l’esperienza di una passeggiata archeologica dentro le tante stratificazioni e le pieghe più segrete delle città. Mai nelle loro collezioni si era visto tanto nero, c’è un forte spirito dark, «le nostre donne sono un po’ dee pagane è un po’ Madonne nere». «Il passato è nel nostro presente», riprendono i due stilisti, spiegando come questo faccia a faccia così diretto con Roma li abbia costretti e fare i conti con loro stessi e con le fonti della loro ispirazione, scoprendo che «questa città ci influenza più di quanto eravamo disposti ad ammettere».

Senza padri non si fa la rivoluzione, il nuovo si costruisce con i mattoni della storia. Ma se da una parte la sfilata romana di Valentino è un reale tributo al passato di Roma, dall’altra, curiosamente, è una dichiarazione fiera di autonomia dal proprio di passato. Lontani i tempi in cui le loro collezioni venivano accolte con il giudizio «molto Valentino», da intendersi, si diceva allora, come un elogio, una sorta di marchio di approvazione. Chiuri e Piccioli hanno preso definitivamente il largo e forse è proprio questo che l’evento capitolino intende sancire: Valentino è tornato a sfilare a Roma, ma in fondo si tratta di un debutto.

Credits :  VALENTINO  YOUTUBE 

Redatto da:  CLAUDIA PALOMBI