Una giornata di Maggio, un venerdì come tanti… ma c’è qualcosa a renderlo speciale. Tutto ha inizio con il mio solito “zapping” online un po’ per noia e un po’ alla ricerca dell’artista emergente, ma c’è un post che cattura il mio sguardo, deriva dalla pagina “L’ottimismo di Nanni Moretti”. Il mio debole per il regista è noto a tutti ma non basta! Ad attrarmi sono state quelle illustrazioni essenziali ma ricche di tutte le citazioni che almeno una volta a settimana devo ripetere nella mia testa. Mi decido, la contatto e scopro che la mano è tutta al femminile… e ciociara! Un amore a prima vista… il resto lo scoprirete con l’intervista.

Ciao, iniziamo a scoprire chi si nasconde dietro “L’ottimismo di Nanni Moretti”; chi sei?

Dietro “L’ottimismo di Nanni Moretti” si nasconde Nanni Moretti in versione femminile. Una persona con un pizzico di critica e insoddisfazione della vita, leggermente attaccabrighe, ma che conserva la giusta ironia per non infrangere la regola fondamentale del vivere comune: “Io te l’ho detto, poi tu fai come ti pare!” L’ arrabbiatura alla Paperino che ne deriva è solo uno sfogo personale che, nel caso di Nanni, crea del cinema di qualità.

Quando e perché sei andata via da Ceprano? Cosa ti manca della tua terra?

Sono andata via da Ceprano alla tenera età di 15 anni per motivi di lavoro dei miei genitori. Ci siamo trasferiti a Cassino, dove ho frequentato il Liceo Scientifico, del quale sono stata rappresentante, e poi mi sono trasferita da sola a Ferrara per iniziare il percorso universitario. Ora vivo e lavoro a Bologna ma, in questo momento, ti scrivo dalla Spagna. Mi sento molto legata alle mie origini anche se ho trovato la mia dimensione in Emilia Romagna. Certo, della Ciociaria mi manca il timballo di nonna, le vacanze estive a Falvaterra, i giri in Ciao per le campagne del cepranese con i miei cugini – tutti seduti sullo stesso motorino – e l’insaziabile curiosità genealogica degli anziani: “Scusa signorì, a chi appartieni tu?”

Quando disegnare è diventato così importante per te?

Ho sempre disegnato, sin da piccola. All’asilo ero esperta in dinosauri ma li disegnavo solo a chi dicevo io, soprattutto a un certo C. che mi lasciò per R. facendomi cadere nel più profondo sconforto. Disegnare per me è un modo di evadere dalla vita di tutti i giorni. Non mi va di farlo sempre, se mi forzo, infatti, disegno male, ma quando mi va lo trovo divertente e rilassante.

Cos’è e come è nato il progetto “L’ottimismo di Nanni Moretti”?

Il progetto “L’ottimismo di Nanni Moretti” è nato grazie e soprattutto ai ragazzi che gestiscono la pagina “Le Rane“. Loro sono i miei Pippi Baudo. Mi hanno casualmente trovata su Instagram, dove di tanto in tanto pubblico qualche disegno, e mi hanno incoraggiata a iniziare un progetto con il materiale che avevo. All’inizio l’idea era quella di postare qualsiasi tipo di disegno legato al mondo del cinema e della musica, ma la scelta del titolo ha targettizzato – Nanni perdonami! – in maniera inequivocabile i contenuti che gli utenti si aspettano di vedere.

Da dove hai preso ispirazione per il tuo genere stilistico e perché proprio Nanni Moretti? Parlaci della tua tecnica e dei tuoi lavori.

Quello che faccio è semplicemente catturare un fermo immagine di un film di Nanni Moretti e ridisegnarlo come se fosse un fumetto, inserendo una frase che possa avere un senso condividere. Non è sempre facile perché le immagini sono spesso sgranate e i dettagli sono complessi da riprodurre. Mi interessa molto la figura unita al messaggio che vuole trasmettere più che il contesto di sfondo, per questo uso sempre forme geometriche monocrome che non distraggono dall’immagine principale. Ci tengo a specificare che non sono un grafico professionale, disegno per passione, e la pagina ha il solo scopo di intrattenere. Mi rende felice che stia avendo questo successo.

Curi altri progetti?

Lavorando molto in un altro settore, faccio fatica a poter gestire altri progetti. Sulla pagina “L’ottimismo di Nanni Moretti”, infatti, pubblico poco e di rado. Spero che i miei followers mi vogliano perdonare.

Com’è composta la tua giornata tipo?

La mia giornata tipo? Sveglia, doccia, corsa giù per le scale, chiavi nel quadrante, motori accesi, corsa verso l’ufficio, “Ho voglia di litigare con qualcuno!”, radio, “D’Alema, ti prego, dì qualcosa di sinistra!”, timbro, Evvai pausa pranzo!, casa, birra, amici, serie tv, questa giungla mi distrugge, “Ve lo meritate Alberto Sordi”, ora dormo, ancora non dormo, ok dormo, sveglia, si riparte.

Quali sono le tue ambizioni lavorative?

Mi piacerebbe lavorare nel mondo della comunicazione e della grafica, curare progetti moderni. Il mondo lavorativo ci impone standard che fanno fatica ad adattarsi al cambiamento di trend, che è sempre più frequente e repentino, e che crea, quindi, spesso, soluzioni demodé adatte solo ad un certo tipo di pubblico. Capiterà anche a me ad un certo punto, ma credo che saper variare sia la chiave di un lavoro appagante e produttivo.

Cosa diresti a Nanni Moretti?

Bella domanda. Secondo te, mi si nota di più se gli dico qualcosa o se non gli dico niente? Magari mi metto in un angolo, vicino alla finestra, di profilo, in controluce, voi mi dite, dai digli qualcosa, sì gli dico qualcosa, no non gli dico niente.

Di Claudia Palombi