Marwane Pallas, nato a Parigi nel 1991, è un giovane fotografo che pone al centro dei suoi lavori il corpo umano.

Il corpo umano, in particolare il nudo, è sempre stato oggetto di analisi e rappresentazioni figurative nella storia dell’arte. Fin dagli antichi greci le statue rappresentavano l’equilibrio fisico perfetto che doveva riflettere il valore morale dell’atleta stesso, pronto a oltrepassare i propri limiti e a valorizzare le proprie virtù. Basti pensare al Doriforo e la nascita del canone greco: un corpo per essere perfetto e proporzionato è suddiviso otto volte la misura della testa.

Ma ogni epoca ha il suo rapporto con il corpo, pensiamo al contemporaneo, come la Body Art e l’Azionismo Viennese ed al modo di esibire, maltrattare e portare al limite il corpo umano. Anche Marwane Pallas è stato spinto dal desiderio di lasciare tracce del suo volto e del suo corpo operando attraverso l’autoritratto. Che cosa lo ha spinto a duplicare la sua immagine nella serie “The Doctrine of Signature”? Paura? Egocentrismo? Desiderio di affermazione? Nulla di tutto questo.

Le motivazioni sono antiche come la tecnica dell’autoritratto. L’ispirazione deriva da una credenza medioevale. Gli erboristi affermavano che tutti i tipi di frutta, verdura ed erbe corrispondessero ad uno specifico organo umano; oltre a ricalcarne la forma ne provocavano anche un beneficio curativo.

Questi sono gli input della serie fotografica “The Doctrine of Signature”, surreali autoritratti in cui il cibo sostituisce l’organo nella forma, nella posizione e nella funzionalità.

I corpi in queste immagini disorientano lo spettatore, lo destabilizzano facendolo riflettere sui riscontri inquietanti del rapporto uomo- natura.

Di Claudia Palombi