Moda anni 40: durante il regime fascista assistiamo ad una vera e propria politica del corpo.

Mussolini vuole assicurare all’Italia una nuova stirpe, robusta, sana e forte. Questo spinge il duce a promuovere un programma salutistico-igienico rivolto prevalentemente alle donne imponendo l’omologazione del modello femminile: la donna italiana deve avere forme prosperose, fianchi ampi, ed essere forte e robusta, affinché sia una buona procreatrice e una brava moglie, in grado di occuparsi della casa e della famiglia.
La campagna contro la donna magra, pallida e sterile, si apre ufficialmente nel 1931 quando il capo dell’Ufficio stampa di Mussolini ordina ai giornali di eliminare tutte le immagini che mostrano figure femminili snelle e dal piglio mascolino.

La propaganda fascista continua ad associare salute e prolificità con le donne bene in carne. La donna degli anni 40 affronta l’avvento del nuovo conflitto mondiale senza più fronzoli e velleità; sì al riciclo e al riuso di capi d’abbigliamento modificati per essere comodi e funzionali.
Si predilige uno stile militaresco, molto simile alle divise maschili indossate in guerra: spalle larghe e vita stretta per le giacche, camicie e gonne a tubo fino al ginocchio. I colori sono altresì militari: marroni, verdi, beige e nero. Addio a lana e nylon impiegate per le divise dei soldati e quindi poco reperibili per le donne. In America, per sopperire alla mancanza, le donne si fanno disegnare una linea nera sul polpaccio così da simulare la presenza dei collant ma, nonostante ciò, le calze cedono forzatamente il passo ai calzini bassi.

Sempre più utilizzato invece il rayon insieme con i nuovi tessuti artificiali scoperti nel decennio precedente. L’assenza di uomini in casa e nelle fabbriche (poiché costretti al fronte), impone alle donne un cambio di rotta e un adattamento a quei lavori, a quella fatica e a quegli orari che fino a qualche anno prima sarebbe stato impensabile.
S’impone prepotentemente il pantalone (già usato elegantemente negli anni 20): direttamente importato dalla divisa della fabbrica. Il pantalone o la salopette entrano a far parte del guardaroba quotidiano delle donne anni 40. Sciarpe, cappelli e guanti diventano accessori indispensabili per contraddistinguere la propria personalità: che siano di lana riciclati da vecchi maglioni, o di fibre sintetiche, donano al look un tocco di freschezza, insieme all’accessorio novità di questi anni: il foulard, annodato al collo o arrotolato in testa.

Le scarpe si abbassano drasticamente, preferendo la stabilità di un tacco più modesto e robusto. Semplicità e sobrietà non potevano mancare nel trucco che vede protagonista solo il rossetto rosso, ma si sa, le donne sanno sempre come rimediare alle mancanze: l’assenza del fard sulle guance viene sostituita da pizzicotti che, dati delicatamente, rendevano rosse le gote. I capelli sono perlopiù lunghi alle spalle e sciolti, mossi e con riga laterale, così da poter essere facilmente raccolti quando necessario.
Solo con la fine della guerra assisteremo ad una ripresa della moda femminile a tutto tondo: nel 1947 Dior lancia la sua prima collezione che di li a breve verrà appunto nominata New Look e dominerà lo stile del futuro decennio.
L’icona di questi anni è senza dubbio Rita Hayworth, soprannominata “l’atomica” per le sue curve procaci, con fulvi capelli lunghi e ondulati, seducente e sensuale. Divenne famosa grazie alle riviste pubblicate negli Stati Uniti durante la guerra, le quali omaggiavano la sensualità e femminilità delle pin-up dell’epoca.

Redatto da: ANASTASIA VERRELLI