La bellezza dura, la creatività si rinnova. La vita va avanti. Permettersi di dimenticare le brutture del passato e di guardare con speranza al futuro: questa è l’arte della moda nella sua migliore espressione” – Cathy Newman

Palazzo madama e National Geographic Italia presentano da 4 febbraio al 2 maggio 2016 la mostra “FASHION. Moda e stile negli scatti del National Geographic”.

Fin dall’antichità gli uomini hanno sviluppato la necessità di decorare il proprio corpo come mezzo per definire il proprio essere, apparire più belli o differenziarsi dal resto del gruppo. “Gli abiti, gli ornamenti, gli accessori hanno persino un potere redentorio, non solo perché simboleggiano potere o suscitano un’emozione, ma perché sono esteticamente edificanti”. Le immagini dei grandi fotografi di National Geographic, come Jodi Cobb, Alexander Graham Bell, Chris Johns, Stephanie Sinclair, Robin Hammond, Ed Kashi, Cary Wolinski, Reza, William Albert Allard, Eliza Scidmore, Steve Raymer, David Alan Harvey, Joseph Rock, riescono a trasmetterci un’analisi di cosa significano storicamente e culturalmente l’abbigliamento e l’ornamento.

Il costante confronto e l’incredibile somiglianza tra le passerelle della moda di Milano, Parigi, Londra e New York e luoghi come Papua Nuova Guinea, villaggi africani, il Giappone con le sue Geisha e lo Shri Lanka, cercano di approfondire il significato del concetto di stile.

Il viaggio comincia con una donna nuba che mostra dei tatuaggi permanenti sulla sua schiena, che sono sinonimo di bellezza (Horst Luz), passando poi attraverso l’Isola di Sumbawa, dove viene ritratto il costume di una ragazza Samawa durante le cerimonie di benvenuto all’interno del palazzo. I gioielli e i vestiti indossati identificano lo status sociale e il patrimonio di chi li indossa. Al tempo stesso, i costumi tradizionali definiscono l’appartenenza ad un determinato popolo o religione, come nel caso della coppia di sposi nigeriani fotografati al loro matrimonio, indossando i costumi tradizionali degli Yoruba, il principale gruppo etnico di Lagos (Robin Hammond).

Da un lato poi vediamo due nuotatrici della Florida che si esibiscono sott’acqua mettendosi il rossetto (J. Baylor Roberts), e dall’altra tre geisha che eseguono la cerimonia del tè, in Giappone (Eliza R. Scidmore). Alcuni oggetti come le monete d’oro della dote, diventano un accessorio essenziale per la tribù di Ouled Nail (Algeria; Lehnert & Landlock) e nello Shri Lanka le danzatrici Tamil indossano sofisticate cavigliere e anelli da dita (Eliza R. Scidmore).

Una donna himba fotografata in Namibia nel 2013 applica sui capelli di una compagna la polvere d’ocra, che rappresenta un apprezzato ornamento per il corpo, grazie alla sua tonalità calda e rossa (Stephen Alvarez), contrasta con il rosso delle labbra di una geisha che mangia tofu con le bacchette nella città di Kyoto (Chris Johns).

Per finire una serie di foto che ritraggono calzature, a partire da dettagli di scarpe in Kenya (Beverly Joubert) finendo con scarpe in broccato di seta con cincillà argentato e nastro di velluto (Mitch Feinberg).

Il viaggio che la mostra propone ci porta non solo alla scoperta di abiti e accessori peculiari, ma un permette passaggio tra culture, popoli e paesi diversi uniti dalla cultura storica e sociale della moda e dello stile. Gli abiti diventano un metodo espressivo, gli accessori un simbolo sociale. “Qualcuno dice che la moda da sempre esprime al tempo stesso l’effimero e l’eterno, e definisce un’appartenenza sociale, economica, politica, religiosa”. 

Credits: NATIONAL GEOGRAPHIC

Redatto da:  SILVIA AROSSA