Ieri pomeriggio ho dedicato qualche ora del mio tempo alla visione di un film che tanti mi hanno consigliato, e tanti mi hanno sconsigliato. Insomma mi trovavo in una posizione di incertezza. Spinto dalla curiosità mi sono recato in videoteca, come si faceva una volta, e ho affittato il tanto misterioso Quadrophenia.

Il film diretto da Franc Roddam, noto anche per essere il produttore di MasterChef, è stato girato nel 1979 ma ambientato qualche anno prima, nel 1973 ad essere puntuale, a Londra. Tratto dall’omonimo album dei The Who, che tutti sappiamo essere un gruppo musicale rock britannico attivissimo soprattutto tra la seconda meta degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70 e tutt’ora in attività; questi ultimi sono anche i produttori esecutivi del film.

Quadrophenia narra la storia di Jimmy, un ragazzo inglese di vent’anni circa, che lavora come fattorino e appartiene alla banda dei mods, che in quegli anni si scontrava periodicamente con quella rivale dei rockers, creando non pochi disordini nelle città inglesi. La storia sembrerebbe da subito prendere le parti dei mods, ma in più punti si nota la volontà del regista di chiarire, o non esasperare troppo, che alcuni membri delle brigate rivali non cercano per forza lo “scontro”. Tuttavia le vicende del film sono incentrate sulle risse tra le due bande, apparentemente lontanissime per ideali e costumi.

Da ricerche postume ho appurato che il conflitto tra mods e rockers è iniziato negli anni sessanta ed era causato dalla diversità che queste subculture si facevano carico, chiaramente inconciliabili. I mod vestivano in modo elegante, facendo del Parka il proprio simbolo di riconoscimento, capelli e basette curati, giravano rigorosamente in scooter solitamente italiani come Vespa o Lambretta, pittorescamente addobbati con fanalini e specchietti aggiuntivi, il tutto atto a richiamare l’attenzione. I rocker al contrario giravano su grandi moto rumorose, indossavano giubbotti di pelle, spesso il Chiodo e portavano capelli impomatati, con basette lunghe e baffi.

La pellicola ripercorre la quotidianità di Jimmy e dei mod, che facevano largo uso di alcol e stupefacenti, stazionavano nei locali fino a tarda ora, ballando jazz britannico, il rock britannico o lo ska sotto l’effetto dell’anfetamina. Jimmy è afflitto dai tipici scompensi adolescenziali e divide la sua vita tra lavoro, feste e la ragazza di cui è innamorato: Steph, con cui condivide più di qualche avventura. La storia arriva al culmine quando durante i tre giorni di festa della bank holiday a Bringhton, a cui tutti i personaggi partecipano, le due bande rivali si affrontano in una vera e propria battaglia durante la quale Jimmy e Steph si ritrovano soli e in intimità, consumando un rapporto sessuale in un vicolo della città, definito in seguito da lei come un’avventura, contrariamente a quanto Jimmy credeva. Per la prima volta nel film appare uno Sting ventenne che veste i panni di Ace idolo dei ragazzi mod in quanto stiloso e ribelle.
L’epilogo triste e riflessivo del film arriva quando una serie di avvenimenti travolgono la vita di Jimmy: durante gli scontri di Bringhton viene arrestato e rilasciato ed in seguito la madre trova in camera sua delle capsule di anfetamina, quindi viene buttato fuori di casa. Inoltre Steph inizia una relazione con Dave uno dei migliori amici di Jimmy lasciandolo atterrito e disorientato. Colto da un raptus di rabbia riversa tutta la sua frustrazione sul lavoro, licenziandosi. Torna allora a Bringhton, dove tutto ebbe inizio, per rivivere il luogo in cui si sentì pienamente un mod ma è proprio lì che riceve l’ennesima devastante delusione, scopre infatti che Ace, idolatrato e innalzato a figura mitologica, in realtà è un semplice facchino di un albergo, piegato agli ordini dei suoi superiori. Decide quindi di rubare lo scooter di Ace e gettarlo in mare dalla scogliera, metafora del suo “buttare” via quello che è stato sinora per trovare finalmente, forse, un nuovo equilibrio.

Il film è colmo di riferimenti a quello che è stato il periodo più rivoluzionario degli ultimi cinquant’anni, ho trovato molto affascinante soprattutto il cambiamento di mentalità che si stava attuando e che salta all’occhio in molte scene, come quando Jimmy sta ascoltando My generation dei The who e il padre sopraggiunge definendo quella canzone e “quel rock” un rumore assordante e chiassoso, specchio di due generazioni a confronto che stanno prendendo inevitabilmente strade diverse, in contrasto.

Il film rispecchia quella che è stata una vera e propria rivoluzione di ideali. In un tripudio di musica, abbigliamento e contrasti sociali venivano fuori personalità ben distinte, o eri rocker o eri mod, questa è la storia, non c’era altra possibilità di scelta.

Consiglio la visione di questo film a tutti i ragazzi della volgarmente detta Generazione 2.0, che appaiono privi di identità e personalità, continuamente bombardati dai mass media che creano logicamente confusione. Seppure crudo e a tratti inaccettabile (vedi l’utilizzo di anfetamine, alcol e la violenza), il film appare deciso sotto alcuni aspetti, come l’ascolto di un particolare tipo di musica o all’abbigliamento, quindi all‘appartenenza ad un gruppo che sin dall’alba dei tempi è attitudine dell’essere umano.

Ed è ciò che ci distingue dagli altri animali. O almeno dovrebbe.

Credits: IL POST

Redatto da: VINCENZO TIRITTERA