Durante la notte degli Oscar i due italiani Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini, insieme a Christopher Nelson, hanno vinto il premio per il Miglior trucco e acconciatura del film “Suicide Squad”.

Nel ringraziare per la vittoria, Bertolazzi ha dedicato il premio a tutti gli immigrati «Sono italiano e dedico questo premio a tutti gli immigrati»; Gregorini lo ha invece dedicato a sua moglie Giovanna, morta da poco.

Bertolazzi è nato in Piemonte ed era alla sua prima candidatura, ma lavora da anni a film e serie tv statunitensi. Intervistato da “Wired aveva detto: «Sono circa dieci anni che lavoro con gli studios. Il cinema negli Stati Uniti e in Inghilterra è considerato un’industria vera e propria, infatti non ti chiedono mai da quanti anni fai cinema, ma da quanti anni sei nell’industria» ed ha anche spiegato che il ruolo di Gregorini era quello di “wig supervisor”, responsabile delle parrucche. Gregorini ha lavorato anche a “Moulin Rouge”, “Gangs of New York”, “Troy” e “Babel”.

Nei giorni scorsi Bertolazzi era stato premiato anche al Guild Awards e all’International Film Festival di Santa Barbara, dichiarando a “La Stampa”: «Lavoro da poco tempo negli Stati Uniti, ma, fuori dagli stereotipi e dalle finzioni, chi mi ha premiato ha riconosciuto il buono del mio lavoro, mostrando di apprezzare le mie conoscenze e la mia competenza».

Ha invece scherzato riguardo al make up che gli è valso l’oro agli Academy: «Margot Robbie è di una bellezza travogente: più la truccavo male e più la sua bellezza aumentava: un incubo». Prima di lei, Bertolazzi, aveva trasformato Javier Bardem nel cattivo etereo di “Skyfall” e Naomi Watts nella mamma distrutta dallo tsunami in “The Impossible”.

Non dimentichiamo però un altro artista italiano che, anche se non ha vinto, ha comunque realizzato un documentario degno di lodi. Parliamo di Gianfranco Rosi, regista di “Fuocoammare”. Il regista italiano era consapevole che gli altri nominati nella categoria “miglior documentario” erano degli ossi duri ma ha comunque dichiarato: «Sono felicissimo di questo meraviglioso viaggio durato un anno. È stato davvero incredibile. Il film documentario ha finalmente assunto un valore universale». Il film nel 2016 aveva già vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino.

Un orgoglio tutto italiano.