A volte si inciampa. La caduta sembra quasi inevitabile, eppure, si rimane in piedi. Destabilizzati. A volte, però, ad inciampare è stato il mondo. La storia ne è testimone, e con essa anche le Pietre d’inciampo di Gunter Demnig.

Nemico dei tacchi ed elemento imprescindibile di ogni centro storico italiano che si rispetti, il sampietrino, noto anche come bolognino, grazie all’artista tedesco Gunter Demnig rinasce a nuova vita. Ed è così che un semplice blocchetto in pietra – solitamente impiegato per la pavimentazione stradale – si veste d’ottone lucente. Diventa altro. Si trasforma in arte. Tassello unico di una memoria condivisa e di una storia comune.

Oggi le Stolpersteine sono diffuse in tutta Europa. Roma, Milano, Genova, Venezia, Torino, Bolzano…sono solo alcune delle città in cui – grazie all’opera dell’artista tedesco- resta ancora vivo il ricordo di chi fu costretto ad abbandonare la propria casa, vittima dell’odio razziale. Di chi fu così brutalmente strappato alla vita per essere deportato in un campo di concentramento.

Era il 1993 quando Gunter Demnig decise di intraprendere questo particolare viaggio contro l’oblio. D’allora le pietre d’inciampo posate dall’artista sono state più di 60.000, e oltre 1.800 i luoghi in cui queste sono state deposte.

Le strade e marciapiedi diventano storia.

Nei pressi di quella che un tempo fu la casa dell’innocente vittima, l’artista depone una Pietra d’inciampo, sul cui dorso viene inciso il nome ed il cognome del deportato, l’anno di nascita, la data ed il luogo di deportazione e, se conosciuta, anche la data di morte.

Con le Stolpersteine la memoria, la storia e l’arte diventano parte integrante del tessuto urbano e, prima ancora, della vita quotidiana dell’intera società. L’inciampo, infatti, è visivo e mentale. E non fisico. Le pietre diventano fonte di riflessione e oggetto di curiosità, ma soprattutto ponte indissolubile tra il presente ed il passato.