Si chiama Modest Fashion ed è una realtà che sta spopolando non solo tra i big dell’alta moda – da Dolce&Gabbana a Prada– ma è divenuta anche parte integrante delle collezioni di numerose catene di fast fashion. Sintomo di un’integrazione a cui la società sta andando incontro – nonostante il pregiudizio dilagante – e che la moda ha saputo cogliere a pieno.

Sotto il velo cosa si nasconde? Un sorriso sincero. Un cuore che batte. Una prospettiva di vita migliore. Quella che qualsiasi ragazza, o donna del Terzo Millennio – al di là del proprio credo o della cultura di appartenenza – aspirerebbe per se stessa. Di accettazione. Di realizzazione. Di emancipazione. Ma sotto il velo – o, più precisamente sotto lo hijab – si cela anche una civiltà affascinante e millenaria, la cui conoscenza appare troppo spesso mediata dall’ipocrisia del pregiudizio.

Ma Sotto il velo c’è anche altro. C’è il racconto lieve ed ironico, eppure così sorprendentemente realistico di una ragazza velata alle prese con le infinite barriere che costellano quel processo di integrazione e che, ancora oggi, tarda a realizzarsi in Italia. E non solo.

Una doppia appartenenza, e un’unica sintesi: Takoua Ben Mohamed. Lei, una giovane donna musulmana, attivista, fumettista, giornalista e scrittrice, dall’inconfondibile accento romano. Lei, che ha vissuto gran parte della sua esistenza in una Roma multietnica, cosmopolita, dinamica eppure, a volte, così ottusamente sorda e così beffardamente cieca dinanzi ad una società in continuo divenire.

Lei, che dall’età di otto anni – quando giunse per la prima volta in Italia, per ricongiungersi al padre – vive sospesa, quasi in bilico tra due popoli, figli di uno stesso mare. Abbracciati dallo stesso sole. Diversi sì, ma non per questo incompatibili.

Ho il difetto di essere troppo, terribilmente ottimista, e credo sempre che non esistano due culture che non hanno niente in comune. Ed è proprio dai punti in comune che si costruisce il dialogo”.

Lei che, da sempre appassionata di disegno, a soli a soli 14 anni ha fondato il Fumetto Intercultura, un progetto per il dialogo tra culture diverse attraverso il linguaggio del fumetto. Un progetto di vita, ma ancor prima una volontà di riscatto, di rivalsa, di superamento di quei pregiudizi e di quegli stereotipi così profondamente radicati all’interno della nostra società da annebbiare le menti degli uomini.

Lei che a soli undici anni, e in estrema autonomia, ha deciso di mettere il velo. Senza alcun obbligo. Senza alcuna costrizione. Ma solo per se stessa.

A volte mi chiedono se sono sottomessa. Sottomessa a chi? Mmmm…non riesco a capire. La donna è una guerriera dei diritti, della libertà e dell’uguaglianza…Istruita per non essere ignorante. Combattiva per non essere calpestata. Cosciente per non subire ingiustizia!”

Sì, sono una dona e non sono sottomessa a nessuno”

Ed è così che con Takoua il fumetto cambia pelle. Diventa un ponte grazie al quale poter superare quelle barriere che, solo l’uomo, sa costruire contro i suoi stessi simili. Diventa un ponte che conduce alla conoscenza, o semplicemente, ad una nuova consapevolezza di quello che troppo spesso viene superficialmente considerato “diverso”.

Pregiudizi, stereotipi, preconcetti…con Takoua hanno i giorni contati! Con sorprendente sensibilità artistica ed uno stile sagace, la giovane artista italo-tunisina ha fornito una propria e personale chiave di lettura di importanti questioni del nostro tempo, realizzando un sincero ritratto della nostra società attraverso un personalissimo graphic journalism. Un lavoro confluito all’interno della sua prima opera, intitolata Sotto il Velo, edita da Beccogiallo.