Cosa si cela dietro la forza, la determinazione e la dedizione delle donne?
Questo sembra essere il quesito al quale vuol rispondere Mariagrazia Chiuri nel suo debutto con Dior.

La collezione della Primavera Estate ’17 presentata alla Paris Fashion Week, inneggia chiaramente al femminismo.
Tra i sinonimi affidatigli, compare già in apertura quello di “difesa” scandito dal guardaroba da scherma:
L’idea iniziale è stata il film L’Innocente di Luchino Visconti e le divise degli schermisti. (…) A mio parere hanno la forza moderna di annullare le differenze sessuali, una valenza emancipatrice.
Li ho trattati come fossero un nuovo tailleur Bar, la mitica divisa femminile inventata da Christian Dior.
La questione femminile per me resta importantissima e penso sia fondamentale che una maison come questa la tratti fino in fondo. Sono cresciuta nell’emancipazione degli anni Settanta e sono orgogliosa di dichiararmi femminista.
Ho provato a portare tutto questo in passerella
“.

Una rivoluzione, o meglio, una rinascita del brand capitanata dalla direttrice creativa Chiuri che dà una sola definizione del mondo femminile: è indefinibile.
Sulla passerella si alternano capi total black a capi total white per poi mixare con macchie di colore rosso un po’ ovunque, dando spazio al tulle, alla pelle, e infine alle deliziose gonne a corolla tipiche del concetto stilistico di Monsieur Dior abbinate ad eleganti giacche a doppiopetto sfiancate e attillate.

La collezione vuol rendere omaggio non solo al primo stilista di Casa Dior, ma anche a tutti coloro che si sono susseguiti sul regno della maison.
Trovo, poi, che sia riduttivo parlare soltanto di Christian“, afferma Chiuri.
Il fondatore è rimasto nella maison per un decennio. Ma dopo lui ci sono stati Marc Bohan, Gianfranco Ferré, John Galliano, Raf Simons e anche Hedi Slimane. Andando negli archivi del marchio, un luogo davvero incredibile, ho voluto rendere omaggio a tutti questi talenti, riprendendo simboli, citazioni, dettagli. Mi sono posta verso la tradizione di questa maison come farebbe un curatore che ha a disposizione un immenso arsenale artistico e deve fare una mostra. La cosa che poi mi interessava maggiormente è ridare a questa azienda la sua anima più profonda, quella di atelier artigianale. A mio parere, si è dimenticato il savoir faire che si trova in questi immensi palazzi. E oggi i clienti lo chiedono e lo desiderano“.

Tra le novità, anche ritorni come l’ape ricamata e la tela logata negli accessori.
La “Dior (r) evolution” delle t-shirt della collezione, è un chiaro ed evidente esempio di una nuova ventata d’aria fresca che farà tremare casa Dior liberandola da un intellettualismo cucitogli addosso per tutto questo tempo.
La donna della maison, fiera di esserlo, lascia in eredità una moda da indossare e non più soltanto da vedere.
Così, il passaggio di fiducia da Raf Simons, risulta essere la sua vera e unica arma stilistica.

E non potrei concludere diversamente: J’ADIOR.

Redatto da: ROBERTA COMES