Sono passati 40 anni da quando la stilista americana lanciò sul mercato la sua creazione più famosa ed amata: il wrap-dress.

Un vestito di jersey che avvolge il corpo, stretto in vita da una cintura: comodo come una vestaglia, elegante come un tailleur. Come gran parte delle invenzioni destinate a segnare la storia, il “wrap-dress” di Diane von Fürstenberg  non era stato né voluto né tanto meno cercato. Era solo l’idea che una giovane aspirante designer belga, appena sposatasi con un principe ed incinta del loro primo figlio, aveva provato a realizzare per sfondare sul mercato americano. Tutto in realtà nel 1970, quando Diane, per tutti DVF, è sul punto di trasferirsi in America col suo neo-marito Egon von Fürstenberg; è giovane, innamorata, incinta e con le idee non troppo chiare sul suo futuro  ma di una cosa è certa: lei sarà indipendente. Chiede al suo datore di lavoro di usare i macchinari per produrre una serie di pezzi, li chiude in valigia e parte per New York. Lì si scontra con l’indifferenza degli addetti ai lavori: è bella, glamour, e fa dei gran bei vestiti, ma questo non sembra bastare. Ci vuole l’intervento della mitica Diana Vreeland, che in quei vestiti fluidi, colorati e sexy riconosce il genio: avuta la sua approvazione, la carriera di Diane decolla. Il vero boom arriva nel ’74, quando il “wrap-dress” viene ufficialmente presentato sul mercato: semplice come un kimono, non ha zip né bottoni; basta un attimo a infilarlo e, spiega “è perfetto per sgattaiolare silenziose fuori da una camera da letto dopo l’avventura di una notte“. Quel vestito pratico e sexy è quello che le donne di quegli anni cercano: un passe-partout sensuale ed elegante, che stia bene e che le faccia sentire bene. Il wrap dress per Diane è un abito femminista, un simbolo di libertà: in due anni ne vende 1 milione di pezzi, nel ’76 finisce sulla copertina di Newsweek, viene indicata come la donna della moda più potente del mondo, diventa un’icona d’indipendenza e spirito imprenditoriale.

Quel vestito ha fatto la storia del costume, è materia di studio nelle scuole, è conservato nei musei come simbolo della donna nuova emersa dagli anni ’70.  Per celebrarlo sul sito della stilista è stata creata una sezione dedicata a lui, e a Los Angeles è stata organizzata una mostra tutta dedicata a lui: “Journey of a dress” è una cavalcata lungo la storia di quel vestito, dai primi modelli fino a quelli recenti. Ci sono anche le opere d’arte contemporanea che Diane ha raccolto negli anni, e le decine di ritratti che diversi artisti, su tutti il suo amico Andy Warhol, le hanno dedicato. È curioso, ha riflettuto lei all’inaugurazione della mostra, come non si fosse mai resa conto dell’impatto che quel vestito così semplice ha avuto nella moda: lei lo ha sempre dato per “garantito”, semplicemente non aveva mai compreso quanto contasse per il resto del mondo. Le ci sono voluti 40 anni per capirlo, ma adesso le è chiaro.

All’entrata alla mostra c’è una delle frasi più celebri della stilista: “Feel like a woman, wear a dress!”

Credits: DIANE VON FURSTENBERG

Redatto da: CLAUDIA PALOMBI