Quello che anzitutto c’è da sapere sull’ Hip Hop è che prima di essere un genere musicale questo è un movimento culturale, dunque essendo tale, è rappresentato da un gruppo di persone che perseguono lo stesso ideale, talvolta gli stessi costumi, uniti per il raggiungimento di un obiettivo. Una cultura che ha dato vita a sub culture urlate, violente, veloci e in rima.

L’Hip Hop è una storia d’amore drammatica fatta di rivendicazioni, di povertà e infine di ricchezza. Dalla nascita dell ‘Hip Hop a New York nei primi anni ’70, fino ad oggi, il movimento ha vissuto un’espansione straordinaria, creando a sua somiglianza altri sottogruppi, altri generi, come il RapNel corso degli anni ’80 e ’90 valica i confini dell’America e arriva in brevissimo tempo a conquistare tutto il mondo, assicurandosi un vastissimo seguito che tende, anno dopo anno, ad allargarsi oltremodo. La forte espansione di questo genere di musica – e di vita – inizia a creare un potentissimo ricircolo monetario che a sua volta permette a molti rapper di trasformarlo in lavoro, permettendogli di uscire da una situazione di vita precaria e creare speranza nei cuori di chi si avvicina a questa cultura col solo, unico obiettivo di fare soldi e uscire dal ghetto. Celebre la frase poi diventata titolo del film autobiografico di 50 Cent (all’anagrafe Curtis James Jackson III, prodotto culturale del più famoso rapper bianco al mondo, Eminem) “Get rich or die tryin’” più o meno “Diventa ricco o muori provandoci”. Le sue basi sono fondate su un particolare evento sociologico di fine anni ’60 dato dall’impoverimento di alcune zone di New York, come il Bronx, abitate prevalentemente da afroamericani e latini. Questi si riunivano in strada (Block party, in italiano festa dell’isolato) per ballare sulle rime di canzoni spesso portate al livello minimale (minimalismo elettronico, indotto dalle scarse possibilità economiche), prive di alcuni strumenti tipici invece della cultura Pop. L’aggiunta del Rapping (della chiacchiera o della chiacchierata) ha fatto sì che l’Hip Hop desse voce a tutti colori i quali volevano esprimere la loro identità tramite la musica. Senza approfondite conoscenze musicali.

Spesso nei testi delle tracce si denuncia il maltrattamento da parte delle autorità verso la popolazione afro-americana o lo scarso interesse da parte delle istituzioni a creare condizioni di vita migliori per la comunità nera. Nel corso degli anni l’abbigliamento Hip Hop ha mantenuto fermo il suo stile che si basa sull’utilizzo di capi extralarge (come gli Zooties degli anni ’20) e griffati. Come ad esempio la combinazione berretto Gucci/tutaextralarge Adidas presente spesso nei videoclip musicali; scritte vistose sulle t-shirt; jeans oversize con tasconi laterali, frontali, posteriori; felpe con cappuccio sotto vistose e costose collane d’oro. Insomma, tutto è teso ad attirare l’attenzione, a diffondere una forte volontà di identificazione sociale, molto marcata. La potenza dell’Hip Hop ha contribuito alla fortuna di molte aziende detentrici di marchi d’abbigliamento: Nike, Adidas, Reebok,Fubu, per citarne alcune, che dedicano una fetta delle loro produzioni a capi extralarge o comunque di chiara ispirazione al genere.

Nel corso degli anni l’hip Hop, anzi, il Gangsta Rap – altro sottogruppo – si è macchiato di crimini terribili. Nel corso degli anni ’90 infatti la diatriba tra i rapper della East Coast con quelli della West Coast ha dato vita a scontri non solo sul filo della nota, ma anche su quello del ferro. I continui dissidi tra le due fazioni hanno portato alla morte di molti dei loro esponenti, fino ad arrivare all’eliminazione di quelli che erano i capi carismatici delle due formazioni, tali Tupac e Notorious B.I.G. , rispettivamente West e East Coast.

Redatto da: VINCENZO TIRITTERA