Conosciamo Miss Butty, la drag queen che si è messa a nudo per dimostrarci che, sotto trucco e parrucco, c’è tanto altro ancora.

Cominciamo subito con l’intervista, presentati al pubblico.

Uh, partiamo in maniera facile tesoro. Sono Stephanie MissButty, un medico di giorno, Simone, drag queen dal pomeriggio tardo, diciamo ore aperitivo. Ma anche aperta 24h su 24. Dipende da chi lo chiede. Ballo, canto, faccio i playback (e tante altre cose ad esso correlate con la bocca), insomma, faccio quello che posso per soddisfare il mio pubblico, anche quello più esigente. Ovviamente e fieramente Omosessuale, costantemente attivista per i diritti di tutti, disperatamente perennemente single!

Come prepari vestiti e coreografie?

Di solito vengo contattata per delle performances singole o come animazione in una festa o una serata. Quindi a seconda che la serata abbia un tema o meno mi organizzo per soddisfare le esigenze del pubblico. Ho già una piccola collezione di abiti confezionati che modifico o coordino per la singola performance a mio piacimento. Molti dei vestiti che indosso sono creati da me stessa partendo da un modello base al quale vengono aggiunti accessori, tessuti e materiali anche ben diversi tra loro.

Le performances tra canto dal vivo, ballo o playback sono pezzi assolutamente iconici e magari un po’ vintage, che mi appassionano, divertono e mi fanno “muovere i fianchi” anche quando non sono “in Drag”. Altro punto fondamentale è la parrucca e il make up, spesso più di una parrucca a dire il vero… deve essere ovviamente coordinata con l’abito che indosso e con il tacco, voluminosa o semplice, bionda mora o rossa (anche se biondo è ovviamente il mio colore naturale)! Praticamente ad ogni performance si viaggia con una valigia enorme e una serie di ammennicoli separati (parrucche montate, teste sulle quali appoggiarle, borse dei trucchi e così via).

Come ti senti durante una performance?

Nella performance cerco di mettere tutta me stessa, al massimo e con il più grande dei sorrisi. Si inizia sempre la serata o la performance con un po’ di timore perché sai che dalle prime movenze già il pubblico capirà se sei una dilettante o una che “ci sa fare”. E allora ci si “pompa” l’umore magari con qualche grado alcolico e si va incontro al più brillante del riflettore. Che sia un palco importante o una festa in una casa privata cerco di dare sempre il massimo dell’impegno.

Iniziate poi le prime note della canzone si accende un enorme fuoco dentro il mio corsetto e l’animo drag esplode in tutte le sue sfumature. La mia “mamma drag” dice sempre che il segreto per una drag è avere “grandi braccia e grandi sorrisi”. E così cerco di essere, riempire un palco non è facile, scaldare un pubblico nemmeno. Ma quando poi arriva l’applauso alla fine del pezzo tutto si illumina di colori intensissimi.

Come è nata questa passione/lavoro?

Beh tutte le bambine da piccole vogliono indossare un tacco 15, mettere un bello strato di mascara e rossetto ed indossare la gonna più bella della mamma. Ecco. Mia mamma non porta (e non portava) tacchi, non si trucca e non mette gonne. Quindi il sogno era quasi uno scintillante miraggio da bambino. Crescendo poi e affrontando a più riprese la mia omosessualità ho scoperto che una donna sui tacchi è bella, ma un uomo sui tacchi è FAVOLOSO.

Come resistere al connubio Glitter+Tacco pitonato a stiletto? Neanche il più irreprensibile professionista riuscirebbe (e io non rientro in nessuna delle due categorie). Poi nel 2015 ho partecipato ad un primo concorso per Drag queen emergenti, vincendolo e da lì si è aperto il mondo delle altre serate, di altri concorsi e mi sono fatta conoscere al pubblico.

Come hanno reagito le persone a te vicine?

La domanda che fanno tutti è di solito: ma come fai a fare due lavori così diversi? La mia solita risposta è che non sono assolutamente incompatibili perché sono due persone che lavorano in due maniere differenti! La maggior parte dei miei amici ha sempre visto in me la scintilla della follia, ovviamente culminata in quella che ritengo la follia più azzeccata della mia vita. Spesso invece con i ragazzi diventa un punto spinoso.

Per i più capire che un uomo in tacchi non è meno uomo è ancora molto difficile, per quanto nel 2017. C’è ancora l’idea sbagliata di “genderizzazione” dei vestiti, in cui si pensa che una gonna possa essere indossata solo da una ragazza magra e depilata (parlatene con gli scozzesi ed il loro Kilt). Quindi spesso quando esce la notizia (ed esce molto precocemente) del mio ampio guardaroba sia da uomo che da drag i ragazzi che non mi conoscono mi guardano con sospetto (la favolosità, a volte, si paga).

Qual è stata l’esibizione che più ti ha soddisfatto e quale, secondo te, è stata più apprezzata dal pubblico?

L’esibizione che forse mi ha più soddisfatto è stata la mia prima ufficiale. Su un palco di un importante teatro di roma, dopo mesi di prove, proprio quella sera avevo un terribile mal di gola. A niente erano valse le medicine, i rimedi naturali, quelli “biologici”. Dovevo cantare un famoso pezzo dal vivo, originariamente di Conchita Wurst con il quale aveva vinto l’Eurovision Song Contest quell’anno (Rise like a Phoenix). Ero anche a rischio eliminazione diretta perché era una sfida contro una concorrente molto brava. C’è da dire che nelle prove non riuscivo a reggere alcune note per la stanchezza delle mie corde vocali.

Quindi ero terrorizzata, a dir poco. Poi, alla fine, ho calcato il palco, aperto i miei polmoni ed ho fatto tutta la canzone, acuti compresi, in maniera più che soffi sfacente. Invece le esibizioni che il pubblico ha apprezzato maggiormente è stata probabilmente un’esibizione in una sera di primavera, in cui mi occupavo anche di fare dei balli di gruppo. Lì ho visto tutto il pubblico, anche se in tarda serata, alzarsi e seguirmi nei passi base dei più famosi balli di gruppo, con un grande sorriso stampato sul viso.

Come ti vedi tra 10 anni?

Ovviamente sempre splendida e favolosa (ma in quello il make up aiuta). Più che altro non so se ci vedrò, già sono molto miope ora!! C’è da dire comunque che tra i due lavori si fa sempre un po’ di difficoltà a coordinarsi quindi, forse tra 10 anni avrò una segretaria che mi segnerà gli impegni in agenda? (cercasi: referenziata, messicana, maschia, 25anni massimo, fisicata, mora, dal fascino latino imprescindibile. Per comunicazioni telefonare ore notturne).

Cosa c’è sotto la “maschera”?

Sotto la maschera ci sono tante cose, alcune si possono raccontare, altre meno. Anzi, più che una maschera, possiamo parlare di un’ altra personalità, completamente. Tra Simone e Stephanie ci sono ben più che 15cm di tacco a separarli. Sono due facce della stessa medaglia, non uno il travestimento dell’altra. Questo ritengo anche sia fondamentale per creare e far crescere un personaggio Drag.

Una vera queen non è la fotocopia del suo alter ego umano ma una persona fisica, con i suoi sentimenti, le sue debolezze e i suoi punti di forza, che “sfrutta” del suo alter ego umano, solo la carne! Ed è ben importante tener distinte le due persone/personalità tra la Drag ed il suo alter ego, proprio per non fare confusione. Ad esempio Stephanie è spesso tutto il contrario di Simone e fa cose che lui non farebbe MAI!

Miss Butty ci saluta così:

Grazie per questa bella esperienza, ancora nessuno mi aveva mai intervistata e fatta sentire così regina a casa altrui! Mi raccomando, fate i bravi e fate sempre tutto quello che io non farei! Un bacio cuccioliniiiii