Ludovico Einaudi presenta ai romani all’Auditorium Parco della Musica di Roma  “Elements”

Doppio appuntamento a Roma per Ludovico Einaudi. L’ultima volta l’avevamo visto scivolare dolcemente su una piattaforma artigianale che sembra una lastra di ghiaccio, al Polo Nord, seduto sullo sgabello davanti al suo pianoforte, con i gomiti retti e le dita a cavalcare onde nere e bianche di tasti; la musica riprodotta si allargava avvolgente sul paesaggio bianco adagiato tutto intorno e la era causa ammirevole: l’elogio, “Elegy for the Artic”, nel bel mezzo del Mar Glaciale Artico era a sostegno di GreenPeace e all’opera di sensibilizzazione e salvaguardia verso la regione artica.

Lo ritroviamo a Roma, all’Auditorium Parco della Musica in occasione di “Luglio Suona Bene” giunto ormai alla XIV edizione. Due date romane per promuovere il suo ultimo disco “Elements” da cui appunto “Elements Tour”. A un anno e mezzo dal penultimo album “In a Time Lapse”, che pure riscosse un notevole successo, torna sul palco con questa nuova opera di 15 tracce.

Ci troviamo nel cuore dell’Auditorium, la Cavea, l’anfiteatro all’aperto che può ospitare fino a 3.000 persone e quasi tutte stanno entrando e prendendo posto. Sul palco intanto il pianoforte posto al centro, di spalle alla platea, da il benvenuto.
Einaudi inizia a suonare alle 21.05, dopo che una voce fuori campo ci invita a spegnere gli apparecchi elettronici e ci vieta di scattare foto e registrare video; inizia con “Whirling winds” invitandoci a lievitare dolcemente sulla melodia accompagnati dai disegni in bianco e nero e gli elementi grafici, che appaiono pure sulla copertina dell’album, proiettati sullo sfondo.
I brani si susseguono: “Twice”, “Night”, “Song for Gavin”, “Petricor”, “Four Dimension”, “Elements”. Inizia anche a piovere ma nulla ha interrotto l’esibizione, neanche il fuggi fuggi generale verso la balconata, tanto è che Einaudi si gira per la prima volta raccogliendo una valanga di applausi e poi tornare all’opera. Lo spettacolo di luci aumenta di intensità assumendo forme geometriche tridimensionali talvolta blu, talvolta rosse mentre il pianista ad ogni fine traccia allunga le braccia lungo il corpo fino a quando queste, in dissolvenza, si spengono. Indica che adesso puoi applaudire.
Gli ombrelli sono di nuovo chiusi. Un tuffo nel passato con “Nuvole Bianche”, “Ultimi Fuochi” e “Berlin Song” seguiti da “Nightbook” e soprattutto l’audace “Experience”, fra l’altro inserita nel film “Mommy” del 2014. E proprio con Experience, decisamente molto apprezzata dal pubblico presente, l’orchestra saluta e esce di scena lasciando dietro di sé fischi e buu, quasi da stadio. Ma non è la fine, ritornano sul palco e suonano l’ultima traccia: “Divenire”, mentre un Boing sorvola a bassa quota la Cavea riempendo gli intervalli col rumore fisso delle turbine, lontane.
Alle 23.10, dopo due ore di concerto, il pianista chiama a sé la sua orchestra e in un abbraccio ci ringrazia e ci saluta, stavolta per davvero.

Notevole l’impatto visivo che viene ricreato: un gioco di luci, fumo e immagini che insieme alla musica rende il tutto quasi psichedelico. Ed è anche in questo che si evince la grandezza del maestro Einaudi.
Caratteristico l’uso di strumenti elettronici non convenzionali come il Theremin.
Per stasera è fissata l’ultima data prevista a Roma.

Redatto da: VINCENZO TIRITTERA