A metà del 1930  lo swing, il nuovo stile dello jazz degli Stati Uniti, partorì un rinnovato interesse in tutto il mondo, anche nella Germania nazista.

Mentre il mondo stava cominciando a riprendersi dalla depressione economica, lo swing è venuto a rappresentare l’ultima tendenza nella musica popolare. Nonostante la discriminazione contro la musica e la cultura jazz nel Terzo Reich, un gruppo di giovani appassionati per lo più, però, di musica swing e balli hanno rappresentato una vera e propria moda. Per loro è diventato un atteggiamento generale nei confronti della vita. Lo Swing-Jugend quindi fu il nome dato ad un gruppo di appassionati di jazz e swing presente nella Germania degli anni 1930. Erano presenti in particolar modo ad Amburgo, e Berlino. Si trattava di giovani studenti di scuole superiori di entrambi i sessi tra i 14 ed i 18 anni, ma vi partecipavano anche degli operai apprendisti. Si ispiravano allo stile di vita britannico e americano, identificandolo nella musica swing, e opponendosi all’ideologia nazista, specialmente alla Hitlerjugend. Il nome “Swingjugend” (“gioventù swing”), era una sorta di parodia dei numerosi gruppi “gioventù” che fiorirono sotto il nazismo. Si riferivano a se stesso anche come “Swings” o “Swingheinis” (“Swingità”); i membri erano chiamato anche Swing-Boy“, “Swing-Girl” o “Old-Hot-Boy“.

La musica jazz era considerata offensiva per l’ideologia nazista perché era spesso eseguita da musicisti neri e da diversi ebrei. La chiamavano musica “Negro music” o “musica degenerata” , termine coniato parallelamente a “entartete Kunst” (arte degenerata). Inoltre i testi delle canzoni sfidavano l’ideologia nazista, arrivando a promuovere permissività sessuale o il libero amore. La campagna proibizionista si scagliò anche contro il ballo, il lindy-hop. Per i legislatori con la svastica, questo ballo era un esempio pericoloso per i giovani, e allo stesso tempo era un’inutile dimostrazione dell’assurda pretesa dell’uguaglianza tra gli uomini.  Attraverso il ballo, inconsciamente, esprimono la distanza dalle forme egemoniche di controllo sociale in atto, l’insofferenza per un potere che legifera anche sul concetto di piacere. Quando ballano tornano ad essere individui in una cultura che aspira alla distruzioni delle pulsioni individuali.

Gli swing boy inizialmente furono fondamentalmente apolitici. La Swingjugend è stata  definita come una sottocultura, a causa del loro abbigliamento e della loro musica. Il loro comportamento, descritto da molti nazisti come “effeminato,” andava contro il militarismo spartano che il regime cercava di insinuare nella sua gioventù. Organizzavano festival e gare di danza ed invitavano orchestrine jazz. Questi eventi erano occasioni per parodiare i nazisti, i militari e la Hitlerjugend, da qui il famoso “Swing heil!“, che parodiava il saluto nazista “Sieg Heil!”. Non ci voleva molto a distinguerli in mezzo a una popolazione cittadina assolutamente standardizzata che faceva di tutto per uniformarsi al modello vigente. Innanzitutto, i ragazzi portavano i capelli lunghissimi (almeno trenta centimetri secondo i protocolli polizieschi)a differenza dei loro coetanei con i capelli rasati a spazzola. La faccenda di ribellione attraverso l’acconciatura è uno dei classici della storia del costume e gli swing kids si inseriscono perfettamente nella tradizione del ribellismo tricologico. Se li pettinano all’indietro, divisi in grosse ciocche appiccicose grazie ad abbondanti manipolazioni con brillantina o acqua zuccherata. Le ragazze li lasciano provocatamente sciolti sulle spalle, con qualche ciocca arruffata o tinta. Seguno una moda che proviene da Hollywood, quindi che contrasta con l’idea della supremazia della bellezza germanica e della moda tirolese proposta dal Reich e dal Fascismo in Italia. L’abbigliamento maschile prevede delle lunghe giacche  simili a quelle di Humphrey Bogart con ampi risvolti sui cui sono cucite stoffe colorate (magari a stelle e strisce), pantaloni larghi e stretti in fondo (una sfida alla legge di portare i pantaloni corti fino ai 18 anni), lunghissime catene, scarpe con suola altissima, pipe inglesi con bocchino dritto. Borsalino portato inclinato e trench appoggiato sulle spalle con in tasca, in ben vista, una copia di un giornale di lingua inglese, come gesto di sfida. L’atteggiamento anglofilo è squadernato girando con appeso ad un braccio un ombrello, arrotolato e chiuso anche quando piove. Il parapioggia è una citazione di quello portato dallo statista britannico Chamberlain durante le discussioni del trattato di Monaco (1938) con Hitler e Mussolini. Un oggetto cosi poco marziale esibito tra brutti armati in divisa che diventa il simbolo della viltà inglese di fronte alla pretese espansionistiche del Reich.

Le ragazze dello swing adorarono assomigliare a Lauren Bacall portando grandi occhiali dalle montature bianche. Si strappavano le sopracciglia e se le disegnavano con la matita nera. Sfidano il bando sui cosmetici, si incipriano di bianco, esagerando con il rossetto e con lo smalto per le unghie. Si confezionano gli abiti da sole cercando di apparire decadenti lasciando libere le spalle e seducenti gonne corte che al minimo movimento rivelano le giarrettiere o persino pantaloni da uomo. Fumano sigarette da lunghi bocchini e mostrano una passione estetica. Nel 1993 fu girato un film intitolato Swing Kids – Giovani ribelli che esaminava questa cultura ribelle underground durante la Germania nazista. Il film fu diretto da Thomas Carter e aveva come protagonisti Robert Sean Leonard, Christian Bale, Frank Whaley, e Kenneth Branagh (non accreditato); non ebbe successo commerciale, ma fu abbastanza seguito nell’ambiente underground essendo un film storico abbastanza accurato.

A metà del 1930  lo swing, il nuovo stile dello jazz degli Stati Uniti, partorì un rinnovato interesse in tutto il mondo, anche nella Germania nazista.

Credits : ELECTRO SWING ITALIA  LINY HOP

Redatto da:  CLAUDIA PALOMBI