AltaRoma chiude in bellezza con le creazioni dell’ABAF.

Il 9 luglio 2017 hanno calcato la passerella di AltaRoma le creazioni delle studentesse del biennio specialistico del corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone.

Presso il Guido Reni District, la sfilata ha visto il contributo di Ilaria Celani, Francesca Coculo, Valentina Di Manno, Nicole Decembrino, Mahanaz Ebrahimi, Roberta Evangelisti, Vania Isabelli, Xi Jing, Lu Xue e Anna Reali per la collezione “White Noise: I must be dreaming”.

White Noise presenta una ricerca formale e tattile che si esprime attraverso abiti acromatici, con l’utilizzo del abito colore ad alta luminosità; gli abiti sono caratterizzati da textile e da nuove forme tipologiche e si muovono fuori dal tempo per cercare un senso comune per generare rumore con una nuova idea di bellezza.

White Noise è una collezione fatta di silhouette costruttive, forme irregolari ed asimmetriche ma anche romantiche, che raccontano una donna onirica dietro il riuso di vecchie camicie, tendaggi del corredo e ricami fatti a mano.

Ilaria Celani

Dolore e costrizione fisica sono l’ispirazione per una collezione di abiti che vivono del concetto presentato. Le forme claustrofobiche, elaborate con tagli e materiali come la pelle, lavorano con l’immobilità del corpo diventando caratterizzanti per nuove silhouette feticiste.

Francesca Coculo

In questa collezione vive il concetto di Re-Wear, nuova vita ai capi tramite l’inserimento di textile che modifica la forma del capo di partenza. Punto cardine della collezione è il nodo, ripreso dal mondo nautico e utilizzato come modulo. La classica camicia bianca da uomo viene snaturata per diventare altro.

Valentina Di Manno

La collezione nasce dalla volontà di analizzare l’epoca vittoriana e in particolare i suoi aspetti oscuri. Gli abiti e i textiles sono un ibrido d’ispirazione derivato dall’analisi dei capi d’abbigliamento simbolo dell’epoca e dalle deformità dei freak di quel periodo. Abiti scultorei che derivano da tessuti di riuso, forme organiche, che impediscono il normale movimento del corpo. Abiti non debilitanti ma coscienti di portare una nuova forma di movimento con lo scopo di proporre un nuovo approccio alla diversità.

Nìcole Decembrino

La ricerca di esaltare la silhouette femminile si avvale dello studio di forme organiche appartenenti al mondo marino. La sinuosità dei tagli e delle volumetrie chiaramente ispirate creano delle forme eleganti e altamente sartoriali. Ricami e volumi costruiti caratterizzano gli outfits.

Mahnaz Ebrahimi

Il bianco come luce, come astrazione, come visione futuribile diventa concept nella ricerca della tecnologia applicata al vestire. Tessuti tecnici, pvc, fibre ottiche e sistemi illuminanti diventano parte integrante della costruzione dell’abito. La decorazione diventa hi tech e dona luce come accessorio.

Roberta Evangelisti

L’ ispirazione proviene dalle fotografie di Ludovic Florent, che immortala corpi danzanti nella polvere. La collezione ricostruisce i volumi creati da questi movimenti, attraverso l’inserimento di textile.

Vania Isabelli

Il bianco come abito da lavoro, come divisa. Le macchie del tempo, del vissuto, dell’usura diventano decoro e parte centrale del “bianco sporco”. Abiti androgini, asettici, enfatizzati dalla trasparenza del pvc vengono sezionati e fasciati come avessero bisogno di essere curati per una nuova rinascita.

Xi Jing

Volumi ampi e teatrali, sovrapposizioni di velature trasparenti creano degli outfits impalpabili, elegantemente drammatici con riferimento all’architettura moderna, fluidità di forme che accarezzano e non stringono. Tessuti sintetici e naturali per ottenere linee di contrasto.

Meng Ting

Abiti leggeri e puliti, lineari come la carta, si decorano di plissettature che ricordano le pieghe degli origami, fonte d’ispirazione per la costruzione dei capi. Cotone e seta convivono per un’eleganza naturale su abiti corti e leggeri pret-àporter.

Anna Reali

I tre outfit sono il frutto di un’accurata ricerca di un nuovo modo di reinventare la sartoria base nell’idea del riciclo e del riuso di forme esistenti. Partendo dal riuso di un trench si ottengono nuove tipologie di abbigliamento, frutto di uno studio di decostruzione e trasformazione del modello base.