La giapponese Yayoi Kusama è stata dichiarata l’artista donna più popolare per il concluso anno 2014. Definita la “donna icona della globalizzazione dell’arte contemporanea” dal The Art Newspaper, la Kusama è oggi non solo l’artista vivente più pagata ad un’asta ma anche la più popolare.

Il meraviglioso universo artistico di Yayoi Kusama è caratterizzato dall’ossessione dei puntini, “Dot Obsession”. Yayoi Kusama nasce a Matsumoto City, in Giappone, il 22 marzo 1929, un paesino tra le montagne a duecento chilometri da Tokyo, qui vi è vissuta durante tutta la scuola, nell’adolescenza e durante la guerra. Viene temprata dalla rigidità dell’educazione famigliare, dal rigore della pittura tradizionale Nihonga, dal duro lavoro nelle imprese tessili in periodo di guerra. Iniziano i primi disturbi mentali e  l’inizio di un’espressione artistica in bilico tra genio e follia. Nel 1958, quasi trentenne si avventura nel primo e unico soggiorno a New York, dove risiedera’ circa vent’anni. Qui viene attirata dalla scena artistica dell’epoca, gli anni ruggenti della Pop Art. Nel 1959 crea i suoi primi lavori della serie Infinity Net, delle grandi tele lunghe quasi una decina di metri. Negli anni ’60 si dedica all’elaborazione di nuove opere d’arte, per esempio Accumulatium o Sex Obsession. Kusama fu la creatrice dei «polka dot» o pallini bidimensionali multicolori , su tele e murali, e sui corpi nudi di uomini e donne. Questa espressione artistica influenzò generazioni di pittori, da Lichtenstein in poi. I «polka dot» culminano infine nelle opere di Damien Hirst. Infine tornata in Giappone, a partire dal 1977, Kusama per scelta personale ha preso alloggio nell’ospedale psichiatrico Seiwa, dove ha sempre detto di trovarsi bene e dove inizia a scrivere poesie e romanzi surreali. Nello studio a Shinjuku dipinge da allora tutti i giorni. Opere prodotte dopo il ritorno in Giappone, sono i «giardini fallici» e le protuberanze (pustole, escrescenze, gibbosità) di stoffe o altri materiali, che caratterizzano quadri e oggetti, con esplicito riferimento sessuale. Recentemente l’artista continua a rappresentare l’infinito attraverso sculture a tutto tondo e sale accessibili ai visitatori. Nel 1993 produce per la Biennale di Venezia un’abbagliante sala degli specchi con inserite delle zucche, che diventano un suo alter ego. Un’altra occasione per aumentare la sua notorietà, l’ha avuta nel 2012 grazie a Marc Jacobs, direttore artistico Louis Vuitton, con il quale ha svolto una delle più grandi collaborazioni artistiche per la maison francese. Sono stati realizzati numerosi capi d’abbigliamento che riportano gli ossessivi pois, molto grandi e colorati. È stata realizzata anche una linea di borse Louis Vuitton, dove sono stati ripresi i modelli più iconici in cui la classica tela Monogram è stata sostituita con la ben più prestigiosa pelle Monogram Vernis Dots Infinity. Invece altre borse hanno subito un restyling più fantasioso dove i manici, la parte superiore ed il fondo sono stati realizzati in pelle verniciata Dots Infinity, mentre la parte centrale è in nylon Monogram. Insieme alle borse sono stati realizzati articoli di piccola pelletteria, quali portafogli, pochettes, portamonete che oltre ai pois riportano le zucche ed i nervi biomorfici, altri elementi caratteristici dell’arte di Kusama. Sono stati lanciati anche bracciali, scarpe decolleté e ballerine, nonché teli mare, parei, e foulard. Il suo lavoro è presente nelle collezioni dei più prestigiosi musei di tutto il mondo: dal Museum of Modern Art di New York alla Tate Modern di Londra, dal Centre Pompidou di Parigi al National Museum of Modern Art di Tokyo, città dove oggi l’artista vive e lavora.

Credits :  YAYOI KUSAMA LOUIS VUITTON

Redatto da:  CLAUDIA PALOMBI