Originaria del frusinate è in giro per la provincia, ma anche fuori. Suona nei locali con la luce soffusa, tra voce calda e verve da vendere.

Abbiamo incontrato LeMore in un locale di Frosinone; seduta con le gambe accavallate e la chitarra, e l’abbiamo ascoltata fare il suo Indie tra pezzi suoi e cover.
Parlandoci, poi, viene fuori che LeMore è una cantautrice estroversa, ma con equilibrio: lo si capisce subito anche da quello che scrive. E’ spontanea e gentile, schietta e decisa. Poco più che ventenne, sa reggere certi palcoscenici, che sono quelli di provincia dove la gente prima di ascoltarti cantare ti conosce di persona. Ma sembra che del giudizio altrui LeMore se ne freghi e guardi dritto avanti a sé, che già si è scritta e intonata la strada da seguire.
Il tema di quello che scrive è principalmente l’amore, in una accezione sarcastica e talvolta dissacrante, condito da una voce calda e ferma.
Il 26 Febbraio a Roma, quartiere San Lorenzo (Marmo Music Bar) in occasione di “Spaghetti Unplugged”, la kermesse romana che vede esibirsi talenti emergenti -ma anche nomi noti del panorama indie- si terrà la proiezione in anteprima del video misterioso girato da Serena Vittorini, promettente regista ed eccezionale fotografa prestata al video Indie, per il suo primo singolo “Coleridge”. Un’opportunità per conoscerla meglio, in funzione all’ufficializzazione della sua avventura con Aloha Dischi.

Ciao LeMore! Raccontaci da quanto tempo canti e come è nata la passione per la musica.
Non so se è una passione, non uso facilmente questa parola. Rispetto a quando e come è nata non ci ho mai fatto caso. A casa mia non c’è uno che non suoni, pure male tipo me, qualche strumento. Non c’era cena dei miei con gli amici che non finiva a schitarrare Battisti e Dalla con noi piccoli, addormentati sul divano. Infatti anche adesso vociare più chitarra e mi addormento in dieci secondi

Perché LeMore?
Che domande, perché LeMoreSonoBuone (ride).

Hai frequentato il CET (Centro Europeo di Tuscolano), associazione no profit fondata da Mogol e atta a valorizzare e qualificare i nuovi volti della musica Pop. Com’è andata?
Bel posto, bella gente, begli incontri, bel giardino, Mogol che ci ha fatto piangere tutti almeno una volta e in più gioca a calcetto come un ragazzino! Lo rifarei.

Tu sei cantautrice: quale dei tuoi pezzi ti rappresenta di più e perché?
R: Non lo so, sono tutte uguali, tutte d’amore un po’ che sì che no che boh. Ma poi tanto non le conoscete ancora, che ve lo dico a fare.

Cosa pensi del nuovo Indie italiano?
A me piace quasi tutto e mi piace che c’è tantissimo da sentire, forse pure troppo, qualcosa lo perdi per forza se nel frattempo ti vuoi tipo laureare. I miei preferiti su tutti: Giorgio Poi, Calcutta, Marcello e il mio amico Tommaso, I cani, Cosmo, Iosonouncane, Canova, Gazzelle. Poi ci stanno certi di cui magari conosco due canzoni con cui sto chiusissima, ma non conosco altro perché prima devo arrivare alla nausea di quello che conosco.

Ho sentito una tua cover di un brano di Calcutta, ti influenza o semplicemente apprezzi i suoi lavori?
Non so se mi influenza, certo mi pare che senta le cose con la mia stessa indolenza. In effetti mi ha influenzato nella misura in cui ho visto che si poteva scrivere pure di cose piccole, tipo non sentirsi tanto bene. Poi di che parliamo, ” io quasi quasi vado a casa tanto affanculo non ci posso andare” è il mio ritratto.

Trovi che il social network sia importante per farsi conoscere? se sì, quanto importante?
Non lo so. Io su Facebook mi diverto e scrivo sempre quello che mi passa per la testa. In effetti nel mio caso, quello che poi è diventato il produttore di Coleridge, il pezzo che uscirà ora a febbraio, ha notato i miei stati strampalati e mi ha suggerito di farne delle canzoni.

Tu sei agli albori della tua carriera di musicista, quanto è difficile emergere in un ambiente così florido di ragazzi che si interessano alla musica e che provano a farsi conoscere?
Non lo so quanto è difficile emergere, perché forse non mi sono mai posta il problema o l’obiettivo di farlo. Io penso a scrivere come so e di quello che so, a divertirmi quando suono e a incuriosirmi delle reazioni che suscito, senza pensarci troppo. Proprio adesso che la roba in giro è tanta, tanto vale che se piaci, piaci per come sei senza artefatti. LeMore sono frutti che si trovano nel bosco, quelle congelate fanno schifo, per dire.

Lo sai sono distratta avrò sbattuto a quel tuo “aspetta venerdì”
E così e così aspetto sempre sempre venerdì
E così e così io ti annusavo ed era venerdì.